Il Piano di Zona è lo strumento che la legislazione indica per l’attivazione di una “rete di servizi integrati” in ambito sociale e socio-sanitario, da parte delle Amministrazioni Comunali appartenenti ad un determinato territorio, chiamato ambito; questo documento ha generalmente cadenza triennale.
Nell’ultimo Piano prodotto dai 27 Comuni dell’ Oglio Po (10 viadanesi e 17 casalaschi), tra gli obiettivi programmatici era stato definito come prioritario quello riguardante la costituzione di un’”Agenzia per l’abitare”.
La sua implementazione doveva – come poi di fatto è accaduto – avvenire, grazie all’avvio di un percorso di co-progettazione territoriale che coinvolgesse tutte le organizzazioni che si occupano della “casa” in senso stretto, ma anche dei servizi ed interventi finalizzati a garantire una vita dignitosa. Questo può avvenire solo grazie alla valorizzazione e alla cura del contesto abitativo, al consolidamento di relazioni positive sia di vicinato che di quartiere, in una logica di progressiva autonomia ed emancipazione soprattutto di cittadini che stanno attraversando momenti di particolare fragilità.
Parte del percorso è stato condotto seguendo la metodologia dei Territori Capacitanti Contributivi, elaborata dal Centro di Ricerca ARC dell’Università Cattolica per favorire l’applicazione dei principi della generatività.
I “Laboratori della Comunità dell’Abitare” sono stati una tra le numerose azioni proposte dai vari gruppi di lavoro. Essi miravano a stimolare le riflessioni su nuovi modelli sociali, capaci di superare la logica del cittadino-utente vs quella del cittadino-persona titolare di diritti, propositore di idee e soluzioni nell’ottica dell’Open Government e della partecipazione attiva.
Il metodo di lavoro si è fondato su due aspetti ritenuti fondamentali: la narrazione (attraverso la creazione di spazi di ascolto nei quali raccontarsi per veicolare una visione del mondo, connettere storie, punti di vista e scoprire progressivamente la “figura condivisa” della comunità) e il “fare insieme” (per attivare sempre più una cultura della corresponsabilità). Attraverso le relazioni si costruiscono i legami che permetteranno di generare progressivamente ulteriori letture, analisi dei bisogni e risposte efficaci.
Questa realizzazione è andata concentrandosi su un tema molto specifico dell’abitare di comunità, ovvero quello dell’Housing sociale. Al suo interno il focus è andato progressivamente restringendosi su due esperienze emblematiche, in quanto capaci di ricomporre la complessità di questa importantissima Area di Welfare, mediante una collaborazione tra pubblico e privato fondata sulle reti locali.
Esse riguardano
1) il sistema di ospitalità ed accoglienza realizzato a Casa Paola da parte dell’Associazione La Tenda di Cristo di Rivarolo del Re,
2) il progetto pilota di “Housing Parrocchiale” che le Caritas di Cremona e Mantova con le Parrocchie di Marcaria e Bellaguarda stanno costruendo con l’Azienda speciale consortile Oglio Po.
Il facilitatore di rete Daniele Goldoni, con la collega videomaker Silvia Talarico, a conclusione dell’attività, hanno prodotto due video che si sono rivelati vero e proprio materiale documentale. Il primo è visionabile sul canale you tube dell’ASC Oglio Po https://www.youtube.com/watch?v=bu4dxnip_-A mentre quello riguardante l’Housing Parrocchiale può essere richiesto alla funzionaria Pagliarini Adriana, incaricata del coordinamento progettuale dell’Agenzia per l’Abitare, pagliarinia@consociale.it
La presentazione cita: “Per abitare ci vuole un villaggio”; cosa significa abitare? Avere un proprio posto, un rifugio un luogo sicuro in cui vivere, avere riparo. Un luogo privato in cui costruire il proprio protetto di vita, ma anche il proprio posto nel mondo: un condominio, un quartiere, un paese, insomma, una comunità.
Allora viene da pensare che per abitare occorra veramente un villaggio… e c’è un posto in cui tutto questo funziona esattamente così, nella campagna di Rivarolo del Re, in una ex cascina abbandonata e recuperata più di 40 anni fa da padre Francesco Zambotti.
Qui hanno trovato vita 4 appartamenti e 30 stanze; qui chi si trova in difficoltà, chi è senza una casa può abitare temporaneamente, costruire il proprio progetto di vita e poi ripartire. Arrivano persone da ogni parte del mondo…. il resto della “Tenda Comune” è da vedere ed ascoltare.